IO, NON APPLAUDO


Martina è tornata. Nessun debutto. Di soppiatto ha invaso il palco, ha chiuso il sipario, spento le luci. E’ lì che vive, lì Maggie muore. Silente delitto.

Martina piace a tutti ma non a se stessa. Li vede gli uomini, come la mangiano. Lei non si fa più assaggiare. Guarda le persone negli occhi, di quelli golosi ne schiva l’odore che lasciano addosso. Non abbassa più lo sguardo, solo se arrossisce, e non per l’abito, ma per un incontro. Quelli, son giorni rari, speciali, perché si imbatte in occhi che la trovano, raggiante, sognante, Maggie.

Non è morta. E’ imprigionata, in una donna che s’odia, a tal punto si distrugge, la pelle, la superficie, la odia. Ma Maggie non è mai nata lì su, né è emersa dal mare in superficie, non è lì dove le unghie di Martina graffiano. Maggie ha aperto un occhio dopo l’altro da dentro, da un taglio profondo al cranio, al torace, nel cuore di un corpo, quello massacrato di Martina. Le ha ridato la vita che da anni sognava, credeva persa, sogni che non trovava, non amava, la speranza che non sapeva.

Martina è tornata. Da dietro le quinte, come suo solito. Io non  applaudo.

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