CERTE NOTTI

Si trascinava con incedere elegante, pesante. Le ragazze gioivano di un qualcosa che ad Amy sfuggiva. Pensava ancora, e ripensava. Agli errori. Nami prese a sorriderle ed Amy non trovò un motivo per non ricambiare, perchè raccontarsi in una serata dal cielo terso? forse la notte le avrebbe regalato qualche stella in cui ancora sperava. Scostarono le sedie per farsi spazio, per essere più vicine. Amy a tutto questo non era proprio abituata. Si sta sempre un pò distanti dalle sue parti, come animali ci si annusa ma poi come gatti ci si cura solo di sè, di un manto candido. Bastare a se stessi ormai sembra essere la parola d'ordine d'oggi. Ma non di quel firmamento, senza ricevute nè pretese, che sopraggiungeva, leggero. Una notte rapinosa, senza soldi, di soli affetti. Nami era così affascinante nel suo ridere di tutto anche di sè. Amy aspettava qualcosa che non voleva, una telefonata, per sentirsi dire cosa poi. Allora prese ad ascoltare la notte. Tutto scorreva, istantanee di uomini e donne, di giovani, che arrivavano e quando volevano cordialmente salutavano, senza inchini o doveri. Trenta gradini ed Amy sedeva ad un nuovo tavolo, che si dovette allargare per far posto ad altri quattro sorrisi. Sorrisi spietati da trafiggere la malinconia che Amy ancora accarezzava, senza riuscire a lasciarla andare. A volte si ama il dolore a tal punto da divenirne egoisti, per padroneggiarlo forse, o forse ancora per capirlo. Il dolore deve una risposta che non si premura di darti, mai. Quei sorrisi, quelle parole contagirono, la rapirono, la rivolevano. Certe notti. Ma lei era troppo presa sotto le note di parole affascinanti e melodiche, che parlavo, e le parlavano, troppo ancora per capire che la notte la stava vivendo. Quella, fatta d'icontri, che vorresti ma non sperarci. Era un concerto in cui parole e risate erano un unisono. I bicchieri davano il ritmo a "Certe notti", mezzi pieni mezzi vuoti. Amy scese poi quei trenta gradini traballante. Si chiedeva fosse stato il vino o la musica su cui ondeggiava, senza tacchi, senza veli. Arrivò alla porta. Si attardò un attimo per gustare quel misto di gioia e timore affogati nel caffè che bevve a sorsi. Chiuse la porta, alle spalle,ma non senza soffermarsi un attimo. La strattonò più forte, come si fa con un uomo che vuoi convincere di lasciarti andare. Chiuse, la porta ed entrò, In quella notte.

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