4 APRILE 2015

In Bangladesh è già Pasqua.
Auguro una buona Pasqua a tutti, ma in modo particolare a tutte le bimbe e i bimbi di Satkhira, della Rishilpi, del mio Bangladesh ..
A loro che mi ricordano ogni giorno, da quando ho incrociato i loro sorrisi, cosa voglia dire davvero risorgere dalla polvere.


Piccole donne e piccoli uomini che si muovono di giorno e notte nel fango con cui sono fatte le loro case, precarie,


e nella terra che calpestano assiduamente

per un chicco di riso,
per lavarsi nello stagno di arsenio e ferro,
per accarezzare una mucca e chiederle di ricambiare la fatica che loro comprendono a pieno, quella che senza molti obiettivi spinge una mucca a pascolare in un campo e ad una bimba a giocare con cocci essiccati e rotti da un sole troppo cocente.
Loro mi hanno preso per mano, mi hanno mostrato tutta la terra e la polvere poco accogliente su cui si sarebbero mosse oltre la mattinata già ardua per me, per i più, lì a stringere i cuori, ma obbligati a indossar un paio di occhiali per vincere la forza di quella troppa terra che brucia gli occhi, negli occhi.
Mi hanno presa per mano. Ho tolto gli occhiali. Ho scorto il colore delle loro vesti, i colori dei loro sorrisi, il colore penetrante dei loro sguardi e il calore di una mano, di un bacio fugace, di un abbraccio.
Tra fango e terra, quegli sguardi sicuri, molto più dei miei 31 anni, mi hanno mostrato che dalla polvere si può risorgere, ogni giorno.
Non mi sono sentita degna di fare domande, né di cercare di comprendere, porto solo nel cuore i segni di una resurrezione,
toccata mano nella mano, cuore nel cuore

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