IL NERO.IL BIANCO





Graffiante.
Era così che il suono scaturiva dalle dita incerte di Dora. Erano sicure quando si muovevano sul bianco acuto, ma incerte quanti il suono si faceva più grave e i tasti sfuggevoli. Aveva optato per scale cromatiche, fingendo un animo vivace. Da quanto fingeva? Mentre le mani ballavano, lente, sul pianoforte, se lo chiedeva. Ma lì non poteva. Un giro di note false e poi prese a graffiare le note, con unghie di cui non si curava mai. No di queste cose non si interessava. Gli uomini guardano le mani di una donna e Dora era orgogliosa di quella cicatrice che un fornelletto elettrico le aveva lasciato in ricordo. Aveva sentito la pelle bruciare. Un odore fetido, un dolore invisibile ed una cicatrice. E tutti notavano prima la cicatrice e poi, forse, le mani da donna di Dora. Nessun uomo avrebbe più amato le sue mani. Quelle mani appartenevano a Dora e al suo pianoforte.
Nessun giro di Valzer. Non chiedeva questo al bianco e nero su cui i suoi pensieri si poggiavano, un po’ stanchi, un po’ incerti. Che poi i bemolle li aveva sempre odiati, non riusciva a capirli, mentre coi diesis ci andava a nozze. Eccola, sposa vestita di bianco, abbracciare il nero in cui inciampava. Riusciva ad amare ma ad odiarlo allo stesso tempo. Era sempre la chiave a decidere se Dora avrebbe mai amato il nero che accompagnava le sue dolci movenze candide o se sarebbe scappata da quel bugiardo.
I diesis e i bemolle. Dora sapeva amare ed odiare la medesima cosa, la stessa persona, lo stesso sguardo e non era colpa sua ma di quelle note nere come la pece, nere come il carbone scoppiettante che scalda i cuori davanti ad un caminetto, nere come il manto inquietante di notti che rubano il sonno. Odiava e amava. E Dora avrebbe sempre voluto uno spartito che la potesse preparare ad amare od odiare. Ma ingenua come sempre seguiva la melodia, arrivava ad amarla, a sentirla vibrare nel cuore, per poi scoprire che quelli erano dei codardi bemolle. La melodia spariva, assieme alle sue dita che erano stanche ti sentire da uno stesso suono un abbraccio caloroso o l’assenza di uno sguardo, stonato.









.......

Commenti