GOCCE D'INCHIOSTRO




Tra 20 sorrisi e abbracci uno spiccava. Due occhi accesi. Uno sguardo fiero e sicuro, un incedere elegante e reverenziale. 
Così Shatiara si è stagliata sul mio orizzonte.

Mentre i colori si facevano più nitidi le sensazioni più forti, la mente si annebbiava davanti a poche travi di legno che s'incastravano l'una con l'altra per fare gentilmente spazio al sonno, ruvido, di Shatiara.

Il verso silente di una gallina nell'aia suggeriva di non entrare. Quella camera non poteva bastare neppure a lei, al suo gioioso muover di zampe qua e là tra cocci, e bambini.

Troppo tardi per indugiare.

Shatiara mi prese la mano, salda, la sua e mi riportò lì, nella sua camera.
Mi mostrò qualcosa che colmò un sorriso in-spie-ga-bi-le.



Sulla parete c’era il senso di un sé, che era riuscita a trovare.

Una penna,
per ogni passo in più fatto a scuola, quella che dista 10 cocenti chilometri dal suo riparo
in cui mi accolse,
fiera. 

Mi sbagliavo,

non era fatto solo di travi.

Era fatta di sogni e speranze, 
talmente grandi da intarsiare,
sul legno,
segni chiari, 
di un futuro, 
che sarà.

Commenti

  1. Il segno che lasci nelle parole che scrivi diventa insaziabile quando finisci il racconto! Continua a scrivere e a posare quell'inchiostro sui fogli bianchi, loro meritano di essere decorati da tanto sentimento e candore... Bravissima

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