STORIE DI ..


Vite fatte di avanzi che, non di un-solo-passo-avanzano in un mondo chiuso in una discarica. Sacchetti, pezzi di latta, ne tracciano i confini. Frammenti di bottiglie svuotatesi in qualche gola, 
secca,
più dell'aria che si respira. 
o evaporate, al sole,
cocente su teste svuotatesi dal ripetersi vano delle giornate.
Vacue le ore, i giorni, le notti.
Fa male, tanto male, inciampare in bucce marce che ancora sanno sfamare. Fiatare, parlare, piangere: una perdita di tempo non concessa.

Le parole si lasciano al vento, alla polvere che brucia gli occhi e nasconde quel brevissimo orizzonte, forse una buccia di banana, forse del rame da scambiare
con un po' d'acqua,
con l'abbraccio di un padre, che immobile, attende.
Si odono, strette di gole secche, pance affamate.
Tace il vento, tace il rumore delle lattine calpestate da passi che hanno deciso di dimenticarsi del contatto col suolo, con un padre, con un domani. Sentirebbero pezzi di metallo e vetro trafiggere la pelle. Sentono, altroché, si chiama fame, di quelle che bucano gli occhi appena scorgi un frutto, un'oasi, una lacrima per una mela già mangiata dagli insetti. Le gambe cedono, i vetri tagliano anche ginocchia già sbucciate, molto più di quella mela di cui rimane un nocciolo, e la tua vita in un attimo si fa più piccola, più silente, di un insetto.
Rimane la puzza a farti compagnia, il fetore a prenderti le mani che affondi nella discarica.
Altrove si chiamerebbero,
nausea,
disonore,
orrore

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