UNA PICCOLA COCCINELLA


Aprì un occhio, poi l’altro. Vide il cielo e non si accorse dell’erba bagnata che le stuzzicava il naso, non ne percepì nemmeno l’odore. Ally sentì solo un po’ di freddo percorrerle la schiena mentre se ne stava, sguardo perso nel vuoto, quasi ipnotizzata, a guardare  una piccola coccinella che saltellava da un filo d’erba all’altro. Un, due, tre e tracchete, si aggrapava ad un filo verde, esile esile. Si attardava qualche istante per riprendere fiato, forse per assicurarsi di avercela fatta. No non era caduta e allora un, due tre e tracchete. Ce l’aveva fatta di nuovo cosa credete. Ma non si fermò nemmeno al secondo filo d’erba.

Ally ora ne era pure affascinata. Si chiedeva quale fosse il suo scopo, da dove le derivasse tutto quel coraggio. Il prato era sterminato. C’erano solo fili d’erba. Possibile lottare così solo per il filo d’erba successivo? No, no, non bastava il coraggio del balzo, c’era dell’altro. Assurdo, doveva credere che l’appoggio successivo l’avrebbe retta, che non si sarebbe spezzato sotto il suo insignificante peso.

Un due tre tracchete, terzo filo d’erba. Stavolta lo stelo di una margheritina. Forse era quella la meta della piccola coccinella. Nemmeno il tempo di pensare e Ally la vide compiere un altro balzo.

Com’era possibile? Ally non riusciva ormai a distoglierle gli occhi di dosso. Era così piccola, a malapena visibile ad occhio umano, ma un, due tre tracchete. Continuava a rischiarsi senza meta. L’unica possibile era un filo d’erba, l’oggetto più esile che esistesse in quello sterminato prato e lei lo aveva scelto, come appoggio. No, non era un appoggio, era una tappa forse? Verso dove? Un, due , tre…..Ally tremò…tracchete. Perfortuna ce l’aveva fatta. Scorgeva la coccinella sempre più lontana da sé perciò alzò la testa da terra, si rannicchiò sulle ginocchia per vedere meglio i successi della piccola viaggiatrice senza meta.

Ally aveva la schiena fradicia, era lì stesa, ora seduta da un tempo interminabile e continuava a cercare con gli occhi qualcosa che diveniva sempre più confondibile con l’erba. La coccinella era minuscola. Un, due tre tracchete la rendevano un gigante, “coraggio da leoni”, pensò Ally, ma rimaneva pur sempre infinitamente piccola e fragile. A sconcertare Ally era qualcosa che andava oltre il coraggio. La sua piccola amica si rischiava di cinque in cinque secondi, per qualcosa che Ally non conosceva, forse la fine del prato e senza la certezza di un appiglio, anzi senza sapere se tra tutti i fili quello scelto sarebbe stato il più forte, quello giusto.

Ally trascinò il suo corpo ormai zuppo d’acqua che si faceva sempre più pesante, ma sospinta da una leggerezza che il mattino non aveva avuto.

All’alba, con fare pesante, pensieri che le stringevano la testa avevano portato i suoi passi fin lì, in riva ad un fiume, insapore, inodore, come l’erba che la bagnava. Ally cominciò ad accarezzare quell’erba, a cercare, ad annusarne un paio di zampette. Quello che sentì fu semplicemente l’odore dell’erba. Non si era accorta fosse così intenso. Quasi quanto gli sforzi di coccinella che saltellava due metri più in là, il che significava almeno una trentina di un, due, tre, tracchete. Quanta persistenza, ma per cosa? Ally aveva ipotizzato la fine del prato e finalmente trovò qualcosa di assolutamente sconvolgente in tutto quel da farsi. La coccinella era troppo piccola per vedere la fine dei fili d’erba, non vedeva la sua meta, e continuava.

Ally sarebbe rimasta ore a guardare solo per capire ma si stava facendo buio e a coccinella mancavano almeno duecento metri. Si alzò, raccolse la borsa, tutte le lacrime che aveva pianto perché i dubbi l’avevano assalita tutto il giorno. “Ce la farò mai a laurearmi in tempo?” e “se mercoledì mi bocciano all’esame, e poi a quello dopo, non potrò consegnare la domanda in tempo. Come farò?” “ e se la tesi che ho scelto fosse troppo più grande di me? Se la prof. Si rivelasse una delle solite che non segue i laureandi, come potrò mai farcela?”. Ally si alzò con una borsa ancora carica di domande che non la facevano dormire la notte.

All’improvviso si fermò. Diede un’occhiata alla coccinella. Un, due, tre tracchete. Di scatto Ally svuotò la borsa, si sentì piccola, molto più di una coccinella che sotto il suo naso stava affrontando gli ostacoli, uno ad uno, contando solo sul proprio coraggio, filo dopo filo. Coccinella Non ne intravedeva la fine ma si arrischiava lo stesso per qualcosa che Ally dovette sollevare lo sguardo per vedere, mentre coccinella poteva solo credere in sé, o immaginare, sognarla una meta. Ally si sentì infinitamente più piccola di coccinella, volle correrle incontro per ringraziarla, per incoraggiarla ma coccinella volò via.

Fu lì che Ally comprese. Coccinella aveva la forza delle sue ali e noi essere umani siamo così sciocchi perché non crediamo mai nelle nostre. Dobbiamo tornare bambini, sfiorare l’erba, annusarla, sentire, come gli antichi, la forza della natura scorrere attorno a noi per comprendere che se lasciamo le ali lì dove nascono, dentro le nostre idee, a volare, assieme ai nostri pensieri, ai nostri sogni, non ci sarà filo d’erba che si spezzerà, nè meta troppo lontana da raggiungere.

Poi coccinella, qualche metro più in la, un due tre tracchete e si posò su un nuovo fiore. Il futuro se lo conquistava così, conservando l’energia delle ali e usando quelle incredibili di un piccolo corpicino rosso a pois. Ally decise di lasciare una certezza al prato, forse a sé, o alla sua amica coccinella, sussurrò alla brezza, ai suoi pensieri che si libravano leggeri assieme all’aria che si stava sollevando, di non aver scorto sui propri passi, tra quei fili d’erba, nulla di più grande, di così Infinito, di così incredibilmente forte di una piccola coccinella.

Ally respirò l’odore dell’erba. S’incammino verso casa, leggiadra. Un, due tre tracchete e quella notte, ad occhi aperti, Ally sognò.


vedi:
http://letterariamente.blogspot.com/2011/01/ok.html
http://letterariamente.blogspot.com/2011/02/cani-di-razza.html
http://letterariamente.blogspot.com/2010/04/ashsjikvivsjsivfdsv-svovfdsi-fjkv-idfn.html

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