30 gennaio

Era il 1944, il 30 di gennaio. Quanti uomini. Erano forti, tutti, bravi: a picchiare, strattonare, urlare,  bastonare.
Seicento invece erano piccoli, erano fragili, erano umani. Dai vagoni  guardavano fuori, con  debolezza, occhi che non volevano più vedere, ammassati in vagoni per il bestiame. Ma li vedevano quelli,  gli altri, i forti fuori dal vagone. Quelli, sghignazzavano. Erano alti e fieri. Erano animali.
Quasi seicento non sono tornati. Il  30 di gennaio, sul binario 21, torna, ogni anno.
Ieri eravamo più di tanti, eravamo  mani che stringevano, con la foza della memoria, quelle deboli, piccole, dita tremanti che la violenza si è mangiata via più di 6o anni fa. Quelle seicento mani hanno sentito  il gelo invernale, un freddo crudele, penetrante, più sordo che muto, cieco. Nessuno oltre i vetri stava più a guardare mentre seicento vite, giovani, anziane, neonate scivolavano via sull'indifferenza di un binario e di un freddo giorno di gennaio. Le dita di quei seicento, di quel  trenta, ogni 30 gennaio proprio lì, accanto al binario della morte, saranno strette nel  calore del ricordo, non più nella pungente indifferenza, nella forza della memoria mai più violenta, mai più assordante.
Sarà silenzio, ogni anno, scolpito nel cemento. E saranno soprattutto loro, ancora, e poi ancora, Seicento.

vedi anche:
http://letterariamente.blogspot.com/2011/01/ok.html
http://letterariamente.blogspot.com/2011/02/cani-di-razza.html
http://letterariamente.blogspot.com/2010/04/ashsjikvivsjsivfdsv-svovfdsi-fjkv-idfn.html
 

evento:
  http://www.youtube.com/watch?v=PO7--7gHUQ8&NR=1

Commenti